articoli e traduzioni di apicoltura

Acido ossalico sgocciolato

di Gabriele Milli
Uscito in Notiziario dell’apicoltore (Apat)

Francesco Bortot mi chiede quattro righe in dieci punti che riassumano perché Api e miele Valmarecchia da anni usa solo l’acido ossalico per combattere la varroa; e in una annata come quella appena trascorsa, sono stati fino a 12 trattamenti con lo sgocciolato. Come posso dire di no? E’ più che carissimo amico; è uno dei pochissimi “una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso”; ed oltre ad essere un apicoltore professionista di prima grandezza, è un tecnico apistico che, quando scrive, ci mette del suo perché l’ha imparato, come si dice, sul campo e a sue spese.

Ad altri oggi dico di no, e lo riporto qui perché nella situazione attuale mi interessa che si sappia con chi non cammino per strada. Ma con Francesco è un piacere, oltre che un dovere e un onore. Glielo devo e ci provo, partendo dal campo e la strada; sperando di avere la forza per reggergli il passo.

1) Api e miele Valmarecchia non ha da insegnare niente a nessuno. Ce la cavicchiamo, difendendoci come possiamo nella situazione attuale. Alla nostra maniera. Su tutto, Api e miele Valmarecchia non è “intruppata”: è “irregolare”. Non sbandata o lanzichenecca: va dove la guidano la sua mente e il suo cuore. Non è un galeone, e neppure un pirata; è un piccolo legno corsaro: ci documentiamo per quanto si può, valutiamo per quello che ci riesce, ci facciamo le nostre convinzioni per quello di cui siamo capaci, anche sulla varroa, e ne tiriamo le conclusioni. Ci comportiamo di conseguenza, e poi ne raccogliamo i frutti, a volte nel bene e a volte nel male. Forse potrebbe sembrare non entrarci con l’argomento in questione: sto parlando di un modo d’essere dell’uomo e non di ossalico sgocciolato e varroa; ma questo è il preambolo indispensabile a quello che segue.

2) E con la varroa c’entra perché la situazione attuale, che ci costringe a fare fino a 12 trattamenti di acido ossalico, è causata dal comportamento dell’uomo; e solo nell’uomo possiamo trovare la sua soluzione. Il resto sono frescacce, pataccate, bischerate, ecc. quando non peggio. Ma all’errore di voler cambiare il mondo abbiamo già dedicato la gioventù, e da vecchi vorremmo, se possibile, solo godercelo un po’. Stiamo iniziando a guardare le cose dal fondo e, a vedere da qui, anche il problema varroa diventa più chiaro. Pensa a te stesso, fatti gli affari tuoi e aguzza l’ingegno: non bastano dodici trattamenti? Ne faremo 14, se la forza ci aiuta. L’acido ossalico usato così per ora funziona, e forme di resistenza, per ora, non se ne vedono. Domani, se saremo ancora qui a porci il problema e se è il caso, troveremo la soluzione. Fare i talebani sarebbe ancora peggiore.

3) Ma con Francesco Bortot non posso ragionare così, perché è uno dei pochissimi con i quali ho fatto un pezzettino di strada. Lo so che come tutto anche questo finisce; ma, per ora, mi piacerebbe non vedere solamente la mano che prende; per cui devo provare a condividere con lui, anche se sotto gli occhi di tutti, alcune delle mie convinzioni. Speriamo che ci sia qualcosa da dare; e potrebbe anche essere che, nascendo cosa da cosa, si possa portare un piccolo contribuito ad impostare il problema varroa. La sua soluzione, per altro, potrebbe essere veramente facile come nient’altro: responsabilità e rispetto.

4) L’ho presa veramente troppo sul serio, ma la realtà nuda e cruda è che la varroa sarebbe cosa da poco, se curata da tutti come si deve. Esistono prodotti, anche poco costosi, e tecniche facili da usare. Ma non abbiamo niente a disposizione per combattere i molti apicoltori, professionisti e non, che sono la causa prima, per conseguenza della loro incuria e trascuratezza, della reinfestazione continua. Infatti, è solo questo il problema: da qualche anno a questa parte, a partire dall’uscita dell’inverno, osserviamo quasi dovunque una reinfestazione continua dovuta a saccheggi e deriva dei maschi. La causa è una sola: come l’uomo lavora alle api. Il fenomeno diventa ancora più intenso in zone dove c’è più facilità di raccolto e di conseguenza congestione di apiari.

5) Nelle postazioni più isolate la situazione è eccellente. Un bel trattamento di pulizia, due/tre/al massimo quattro trattamenti estivi, e il gioco è fatto. Al contrario siamo costretti ad intervenire continuamente dovunque abbiamo vicino altri apicoltori, professionisti e non. E’ chiaro: non tutti; ma bastano pochi privi di responsabilità e rispetto ed un’intera area diventa subito fradicia. Per cui: altro che pulizia invernale e poi trattamento tampone! Quasi dovunque dobbiamo coprire le nostre api da aprile fino a settembre con interventi che le ripuliscano continuamente da una reinfestazione costante.

6) Scartata la soluzione “bulgara”, perché uno stato di polizia, destra o sinistra che sia, non ha mai risolto un bel niente, rimane solo cercare di responsabilizzare il cosiddetto settore, facendo ognuno di noi la parte che potrebbe essere sua. Altra soluzione, per ora, nel futuro io non la vedo. Ed è quello che nel mio piccolo sto cercando di fare.

7) Nel frattempo? Mentre aspettiamo, pur dandoci da fare, che succeda il miracolo? Non si possono usare prodotti che potrebbero lasciano residui sul miele, se non altro perché oggi il rischio è troppo grande. Inoltre per chi, come Api e miele Valmarecchia, è certificato biologico, questi prodotti più o meno legali sono esclusi a priori. Ma lo dovrebbero essere per tutti, se considerassero il danno biologico irreversibile che essi producono. E su questo non c’è altro da dire. Ci rimane il timolo e l’ossalico.

8) Non possiamo usare il timolo in maniera massiccia, perché, oltre ad essere impreciso ed incerto, lascia un inquinamento organolettico che rende il miele non commerciabile. Inoltre quando, chiuso l’allevamento di api regine, arriva il momento che finalmente anche Api e miele Valmarecchia può portare a casa tutti i melari, è troppo tardi per il timolo: l’efficacia, ove ci fosse, sarebbe comunque troppo bassa a causa delle temperature. Sarebbe troppo tardi fare il cosiddetto trattamento tampone a metà settembre: le poche famiglie rimaste sarebbero già moribonde.

9) A proposito del trattamento tampone fatto ad agosto: se le api sono fradice, il “tampone” è comunque inutile. Le api che nasceranno dopo il 15 agosto, quelle che devono accompagnare l’alveare oltre l’inverno, se le famiglie sono debilitate dalla varroa, vivranno comunque pochissimo, e a dicembre ci troveremo quella classica situazione ormai purtroppo molto comune di arnie piene di miele e vuote d’api. Le famiglie, se vogliamo portarle oltre l’inverno, ai primi di agosto devono essere pulite. Vale a dire che si deve arrivare al cosiddetto trattamento tampone con un basso carico di varroa. Il che significa trattare, dopo l’inverno, in aprile, maggio, giugno e luglio; vale a dire, nella situazione attuale, sempre. Da Agosto in poi si deve trattare solo giocoforza maggiore; e purtroppo bisogna farlo anche a settembre, ottobre, novembre, ecc., sempre se se vogliamo salvare le api.

10) In maniera così massiccia può essere usato solo l’ossalico. Certo, le api non godono, ma la varroa è peggiore, e la chimica usata in maniera così pesante causa dei danni biologici pesantissimi e irreversibili. L’acido ossalico non solo è efficace come la “chimica”; ma, per ora, non sono conosciuti danni sulle regine e sui fuchi. Usiamo lo sgocciolato perché è estremamente più semplice, veloce e sicuro per l’operatore: quando l’arnia è già aperta sono pochi secondi. Nella nostra esperienza, se lo sgocciolato è usato con tutte le accortezze che ci ha ripetutamente spiegato il Dott. Nanetti, non produce alcun spopolamento visibile. O, per lo meno, se ci sono spopolamenti, la causa non è lo sgocciolato, ma una situazione sanitaria già deteriorata per indebolimenti, virosi, nosema, ecc.

11) Mi allargo e mi prendo altri due punti. Ripetiamo: Api e miele Valmarecchia non vuole dare ricette, non vuole insegnare niente a nessuno e non vuole fare critiche e polemiche. L’uomo è un animale fatto così, e solo i poeti sognano ancora una sua guarigione; ma qui di prosa si tratta. Inoltre le problematiche sull’ossalico sono troppo complicate. Se funziona sul nostro territorio non è detto che altrove funzioni; e appena vedremo un’alternativa credibile o anche solo una possibilità di diversificazione con principi attivi diversi, saremo ben felici di farlo. Per ora, da molti anni a questa parte, non vediamo nulla di nuovo. E comunque la soluzione del problema non è “chimica”, ma solo nella responsabilità e nel rispetto dell’uomo. Come per tutto, del resto.

12) Anche qui, ci ripetiamo. Il nostro modo di lavorare ha un costo praticamente insostenibile per un’azienda professionale. Con un così alto numero di ore lavoro ad arnia bisogna spremere continuamente l’immaginazione per trovare nuove produttività che permettano di sbarcare il lunario. Ma noi siamo convinti che il 30-50% di perdite, come ci è successo, sia molto peggiore. Preferiamo sopportare il peso di un lavoro maggiore piuttosto che quello di comperare centinaia di sciami ogni anno, nell’attesa che qualcosa di veramente nuovo succeda: un prodotto miracoloso o un miracolo nell’uomo. Noi preferiremmo il secondo, perché di miracoli “chimici” ne abbiamo già conosciuti abbastanza e ci sono d’avanzo.

Se qualcuno potesse proporci una bella soluzione a questo problema così squisitamente umano, gli promettiamo subito il voto: non diverte rimanere sempre delusi dall’uomo, che tutti noi siamo.