articoli e traduzioni di apicoltura

L’ape italiana

di F. Ruttner
(Da “LE RAZZE DI API”, in “L’Ape e l’arnia” di Roy A. Grout)
Edizione italiana a cura di Abramo Andreatta.
Edagricole, Bologna, 1881.

Le quattro razze di riconosciuto valore economico

E’ molto più facile descrivere l’aspetto esteriore di una razza che la sua natura ed il valore economico. E’ possibile studiare, in un tranquillo laboratorio, le caratteristiche morfologiche di una dozzina di campioni provenienti da diverse regioni geografiche. Ma, per determinare il valore economico, è necessario tenere sotto osservazione per un certo numero di anni almeno lo stesso numero di alveari; e ancora la valutazione può essere non perfettamente uniforme. Ciò per il fatto che i caratteri significativi, agli effetti della sopravvivenza e del valore economico, mostrano, molto spesso, una variabilità maggiore di quella di caratteri biologicamente privi come, ad esempio, la venatura delle ali. E’ facile riconoscere le cause di questa variabilità.

Prendiamo, per esempio, la tendenza a sciamare. Può essere un grosso vantaggio, per una famiglia di api, in una buona annata, e può portare alla distruzione della famiglia in una annata cattiva. La selezione, pertanto, lavora talvolta in una direzione, talvolta nella direzione opposta e mantiene una certa variabilità automatica anche nell’ambito di un singolo ceppo. Gli apicoltori sono interessati a molte peculiarità, ma solo una parte di queste è comune all’intera razza e anche qui ci si può aspettare limitate differenze. Inoltre la valutazione delle stesse api può dare risultati molto differenti in ambienti dissimili e in circostanze differenti. Nel caso delle tre razze europee (mellifera, ligustica e carnica, ndr) possiamo superare queste difficoltà, poiché sono state sperimentate e confrontate tante volte, che è possibile una valutazione corretta e valida.

Quando dovessimo, per caso, discutere dell’”ape italiana”, bisogna tenere presente che ciò significa un tipo medio e che alcuni ceppi di questa razza, un ceppo selezionato per esempio, possono mostrare un comportamento diverso. Intendiamo descrivere questi caratteri “tipici” nella maniera più obiettiva possibile e non discuterne semplicemente sotto il solito punto di vista di “vantaggi” o “svantaggi”. Una valutazione siffatta, basata su circostanze prestabilite, potrebbe essere soltanto molto soggettiva.

Una scarsa capacità di svernamento, che costituisce un grave svantaggio nelle regioni più fredde, non ha alcuna importanza in un clima caldo; un carattere estremamente mite, generalmente molto apprezzato e con buona ragione, può condurre, in certe zone, alla distruzione della famiglia incapace di autodifesa. Ogni apicoltore deve classificare personalmente i caratteri delle api come favorevoli o sfavorevoli alle proprie esigenze. Non esiste l’”ape migliore in senso assoluto”, per qualsiasi circostanza. E’ per questo che non daremo molto peso ai confronti che abitualmente si fanno sulla capacità delle varie razze a produrre miele, confronti validi solo in condizioni fisse e costanti. I risultati spesso contraddittori di tali confronti lo confermano (Abushady). Prove condotte con vari ceppi della stessa razza, per un lungo periodo di tempo, riescono più convincenti; esperimenti comparativi condotti su larga scala hanno portato a sostituire una razza con un’altra (api nere con api italiane negli Stati Uniti, api siriane con api italiane in Palestina e api nere con api carniche in Germania).

Api italiane (Apis mellifica ligustica Spin.)

Dzierzon portò le prime “api gialle” da Venezia alla Germania, nel 1853. In seguito ai suoi entusiastici rapporti, le api italiane giunsero poco più tardi (1859) negli Stati Uniti. Qui, come in altri paesi, l’ape italiana divenne l’ape industriale per eccellenza. “Ci si chiede se, senza l’ape italiana, l’apicoltura avrebbe potuto compiere i grandi progressi degli ultimi 100 anni” (Br. Adam). In Italia, nelle vicinanze di Bologna, come pure negli Stati Uniti, sorsero allevamenti specializzati di api regine, che inviarono regine di questa razza in ogni parte del mondo.

PAESE D’ORIGINE: l’Italia, esclusa la Sicilia.

ASPETTO: leggermente più piccola della mellifica, con addome più slanciato e ligula relativamente lunga (da 6,3 a 6,6 mm). La chitina che riveste l’addome è di colore chiaro sulle lamine ventrali, come pure sui primi due-quattro tergiti (fasce gialle sui segmenti anteriori). Nel paese d’origine l’ampiezza e le sfumature del giallo mostrano una grande variabilità; le api di certe famiglie presentano strisce larghe e chiare, altre fasce più piccole sfumate in bruno (Goetze, Br. Adam). Le api gialle hanno spesso uno scutello giallo, simile a quello dell’ape di Cipro. Certe forme di ligustica, con solo una piccola macchia nera sulla punta del’addome, sono conosciute come “api dotate” (Aurea). Anche i peli sono di colore gialliccio, con particolare evidenza nei maschi.

I peli di contorno sono corti, il tomento esteso e fitto. L’indice cubitale varia da medio ad elevato (da 2,0 a 2,7).

COMPORTAMENTO: tranquillità sui favi variabile, ma nella maggioranza dei casi buona. Indole generalmente mite. Disposizione straordinariamente forte alla riproduzione; le famiglie cominciano ad allevare covata all’inizio della primavera e mantengono un’ampia resa di covata fino al tardo autunno, indipendentemente dal raccolto. Si formano così famiglie eccezionalmente forti, che danno buone prestazioni, soprattutto in estate. Nonostante la forte disposizione ad allevare la covata, la tendenza a sciamare è molto scarsa, il che risparmia una quantità di lavoro durante il periodo di raccolto. Svernamento con colonie forti ed elevato consumo di cibo. Alle latitudini settentrionali lo svernamento è difficoltoso; si ha una perdita di operaie causata dal precoce allevamento di covata, sicché lo sviluppo dell’alveare in primavera risulta lento e tardivo. Se il flusso nettarifero estivo è scarso, si verifica facilmente una deficienza di cibo, dato che il consumo è elevato. La lunga ligula permette all’ape italiana di bottinare sul trifoglio rosso. Più di una volta è stato elogiato il buon istinto di costruzione di questa razza; essa ricopre il miele con opercoli di un bianco brillante e nessun’altra ape produce miele in favetti belli come l’ape italiana.

La ligustica è figlia del clima mediterraneo: inverni brevi, miti, umidi, estati asciutte con flusso nettarifero di lunga durata. In climi di questo tipo essa ha dimostrato, ormai da molti decenni, di essere eccellente, ma non ha difesa contro inverni più lunghi e primavere tardive con molte interruzioni. E’ sempre stato difficile, per le razze meridionali, acclimatarsi al nord. Ciò si riscontra facilmente in Europa dove molti sono stati i tentativi infruttuosi di allevare le api italiane a nord delle Alpi. Per più di cent’anni vi sono state importate ripetutamente, senza mai riuscire ad acclimatarsi in maniera soddisfacente.

Dobbiamo d’altra parte insistere sui buoni risultati ottenuti dalla ligustica quando i raccolti sono abbondanti. Oltre che della forza della famiglia, la razza si avvale di una particolare sagacia che le permette di ottenere ottimi risultati, sebbe possa anche indurla al saccheggio, carattere sommamente indesiderabile, noto negli apiari da lungo tempo (Abushady, Kleine). Quando, in presenza di varie razze, si verifica un caso di saccheggio, sono sempre le italiane a iniziarlo, sia che provengano dall’Italia o dagli Stati Uniti. Se si apre un nuovo alveare durante un periodo di scarso raccolto, non passa molto tempo prima che appaiano le prime esploratrici gialle.

Il senso di orientamento ha qualche importanza solo quando molti alveari vivono l’uno accanto all’altro, in un apiario coperto, come è frequente nell’Europa centrale. In sistemazioni del genere il senso di orientamento delle api italiane appare molto scarso e spesso esse entrano in alveari sbagliati.

Secondo Aplatov, le api italiane allevate negli Stati Uniti presentano le stesse caratteristiche di quelle che vivono nel paese di origine. La sola differenza è la più diffusa colorazione gialla, dovuta alla preferenza per api di un colore chiaro uniforme.

Negli Stati Uniti si è inoltre praticata una certa selezione tesa a migliorare la rapidità di sviluppo della covata, il comportamento tranquillo sui favi e la disposizione verso determinati raccolti. Parlare quindi di una “ape americana”, col significato di “ceppi americani di Apis mellifica ligustica” è pienamente giustificato.