la poesia

AL NORD II: sul mare, parte seconda

155. strada

La strada sul mare per brevi distese azzurre,
per tornanti come crune fra le nubi
saliva, e più saliva più s’assottigliava,
come un’eco che vibra fra opposte rive finché nessuna,
ed anche il sole fu suo e lei, del salire guadagno,
gioia che non può essere mia.


156. una

Non due, non uno, una
mano perfetta
fece il nero arco delle ciglia
e i suoi due occhi azzurri,

l’unica
palestra della gioia
verga per due, per uno.


157. non io

Il cuore non io
lui vuole tenerezza e gioia,
lui vuole te
sole che la notte scaccia

e tu lo guardi e passi
con la tua preda morta.


158. norma

Tu, cortese sì che di me in mano hai la morte
finché io la vita,

tu così crudele, tenera e mite sorriso degli occhi di natura
crocicchio
fra qualcosa e il nulla,
di nome hai morte ma sei il rovescio, vita,
e fra i tuoi riccioli neri balena qualche ricciolo d’oro
e balena
e balena
finché sereno
e sole
e sole
ed una perfetta gioia nuziale di verde marino e di turchese

e ciò che non è gioia e non è lode è nulla,
questo conviene agli invitati.

 

159. misura

tu, crudele amore
di tanto più di me tu sei

di quanto senza di te
io sono
e tu non sei
senza di te non sono e tu sei

grazie a te sono
e la mia morte sei
grazie a te non sono
e la mia vita sei


160. serpe

Il sole cerca la serpe che cerca la sua morte;

al sole la stirpe d’Adamo trova la sua morte.


161. anima chiara

Nevica.
Che sia com’è e ciò che è nulla è nulla,
è muro e porta al giardino delle rose.
Che vuoi oltre le rose, anima triste?
Tu ami le rose.
Che vuoi oltre l’amore, anima mia?

Riluce di nulla la tua aureola
ma una rosa è tanto
quanto due amanti su una panchina gialla,
quanto due soli è una
gioia che fa girare il mondo.

Che vuoi oltre la gioia, anima chiara?


162. rosa

Come la terra inosservata fiorisce
la rosa,
da nulla in silenzio, da te in silenzio fiorisce
la gioia di tutte le gioie,
la gioia d’amore.

Luce del giorno,
la tua vanità è necessità della rosa.


163. stella del nord

Dove le tue chiare mani aprono la porta,
rovine dove la serpe e la capinera
e il merlo ed il pettirosso

dove più incertezza è certa per morire,
dove con più tenerezza
le tue mani chiare aprono la porta,

più di nulla sei timida via della vita.


164. lucciola

Quando il silenzio è fondo,
quando non più di asce il canto
e tornato dalla guerra sonnecchio e sogno,

quando la gioia è così chiara che la vita è sogno,
qualcosa più di notte nera accenna ad una danza,
un’armonia come luci su barche, come lucciole
a due a due sul ciliegio in fiore,

la vita delle cose chiare.


165 a Charles Chaplin

Come un silenzio all’angolo di strada,

fu allora che la vidi luce dei miei occhi,
povera fioraia cieca all’angolo di strada;

ed erano i miei occhi il prezzo della rosa,
e le mie labbra erano il prezzo dei suoi baci.


166. ciliegia

Qualcosa più di nulla,
la luce dei suoi occhi, la guerra
l’ebbrezza dei suoi baci.

Qualcosa più di nulla, coraggio
quanto serve a vivere
e gioia che sa cos’è il dolore.

Poi schiara la notte…


167. leggendo Brecht

Bene, parliamo di te, sì, proprio di te:

finché tuo è il campo che ari,
tuo è il pane che mangi
e il vino che bevi,

finché la tua casa è tua
e non per ciascuno la sua,
bene non è casa, pane e vino neppure per te;

e allora vado ancora più avanti, sul mare.


168. alba

Grigio cemento, alba turchina e qualche nuvola nera
carica di pioggia

e il sole sorgendo dalle case sembra che ne incendi una
e poi una e poi ancora una

finché l’unica è luce,
e dove c’è ombra è sole, da parte a parte.


169. cani

Tacete cani, la morte è amica;
e soffia più forte tu, silenzio,
e le città attraversa.

Incollato a te non faccio resistenza,
incollato a te non torno indietro.


170. al nord

Parto dell’occidente, vetta di sole e neve,
alpe,
la montagna
dall’altra parte non è ebraico cristiana.


171. pietra

Isola per me mai,
pietra di pomice per io, per tu,  per noi
pendenti verso l’ingiustizia;

con l’umiltà di acqua tu ci lavori
con l’umiltà di acqua tu ci traghetti

e morti a te arriviamo
e vivi in te restiamo.


172. chiglia

Eroso calco con chiglia bivalve
a te conforme,
vulva

ad ogni porta ebbro di te io ti sorseggio,
sussurro riarso,
coppa ricolma di vento,
di verga,
di luce nera-nera,
di strada a te conforme;

e sempre verso di me, ancora.


173. natura morta

Stupide nuvole cieche!:
da nulla in nulla e nel frattempo nulla;
almeno piovesse.


174. paesaggio

Slavato da gelida pioggia io non più
ma tu nella tua stagione più verde di neve, natura.
Io non più,
ma il povero qui gela dove più ricca è poesia.


175. febbraio

Diafana volta d’iglù,
mare gelato e cielo candore diffuso;

ma dove il povero gela è calore a se stessa natura.


176. stella polare

Ad una,
e non c’è più rotta che non sia la morte;
lontana la montagna brilla,
ma non c’è una strada che non sia il mare;
è un uomo che non c’è, è cenere;
ma fiducioso e grato è un supplice,
dove intima gioia,
dove madre e sorella e amante è natura.

 

177. taxi

Taxi nero con due porte giallo sole e girasole,
casa
e dolcemente ondulata strada verso casa
dopo il non più se non cipresso verde di Arles,
verso le sempre verdi montagne azzurre di Cezanne,
di terra di Provenza.


178. bucaneve

come te, neve e roccia
come te
torrente e roccia

come ancora ti vedi passare lacrima diafana
fiore di neve


179. marinaio

Dov’eri tu,
e tu non più verde strada e terra,

per giorno notte e mare cielo terso
ed una vela e vento.

 

180. peste

La peste c’è e non è,
povera casa di un uomo lacero e stanco.

Non l’altra, l’unica oltre le nubi
a tratti il fiume d’azzurra vertigine lampeggia
di sole e girasole qui ed ora, a sprazzi.

La peste non c’è, non è.


181. barca

Una è strada e  due lati di strada,
per mano loro ti portano attraverso la nebbia.

Attraverso ti porti
e ti schiara la notte il frutto più dolce e più amaro,
la fusa da lame di vetro
parola
timidamente  a fuoco, scarpe di sole, barca.


182. prua

Qui
dov’era bandiera a mezz’asta
e neppure un alito di vento,

radura di verde pietra di Provenza,
di lui e lei tempesta e danza;

e passo dopo passo
una quante lei finestra e soglia.


183. poppa

Lei
visibile dopo il tramonto ad occhio nudo,
a sguardo puro
di pietra
di ghiaccio e tenerezza,
notte turchese e stelle come lapilli,

sorge dal mio cuore
e poi dischiusa brilla – come una rosa.


184. abito

che al fuoco d’inverno filò la madre,
veste per la vita,

così tu eri qui l’attesa
per la tua gioia, per la mia gioia, per le tue nozze


185. mare marzeggia

Mente di cometa, bucaneve e bionda chioma,

navicella per abitarci te
gioiosa come terra per quanto ti serve
a spruzzi fra le onde
e sole
a sprazzi fra nubi di tempesta
come pianura come montagna ti vuoi per la tua gioia
e ti schiari

e primavera diffondi nella valle.


186. girasole

Modulata lingua di fuoco
per come a te ti mostri, terra,

vedere te è conoscerti un uomo che si suona per
ciò che a me di girasole resta,
per m’ama e non m’ama.


187. giuggiola

Di verso in verso,
grande quanto a te basta e non più oltre
e rosa è petali di rosa,
il tuo sguardo turchese tu lo sapevi
come il nocciòlo sa la nocciola
e mentre tu mi crescevi ruscello tu maturavi

secondo le tue sponde.


188. fornace

Proprio sul mare folto di torri solitarie,
all’ estremo limite del campo,
alla fornace va e viene
teso come arpa
e il vento è mani che la suonano;
mani fedeli, amanti
e mutevole sentiero alla montagna

guizzano lingue di fuoco solitarie,
cantano grida di gabbiano solitarie.


189. silenzio

A me presente nel campo
(le ore, il lavoro)
il silenzio è voce chiara, è brusio sul pino,
é giallo con ali nere sciamo d’api sul melo,
sull’azzurro nocciolo.

Sentono l’erba crescere sulla montagna
su la pianura in ascolto
ed anche loro tacciono, i cani.

190. là, in fondo dove

cercano luce, cercano l’uomo, cercano te:
per come sono vanno,
cercano un’uomo,
camminano passi misurati da la tua notturna crescita
da pietra da tenebre ed acqua ed erba verde luminosa,
e nell’ascolto formano suoni,
idee, parole, mani cardio auricolari sentieri alla montagna
per ponti per come sono per come non sono


191. paesaggio

Cercando il verso giusto per la pianura,
proprio sull’orlo,
disboscata da gelide lame di vento a te conforme,
sella montana,
passo
a cavallo del lago azzurro a sud lago azzurro a nord,
porta montana,

ed oltre il gelo verde traspare lo specchio
della nera terra.


192. paesaggio

Ancora verso mai più solo vedere te,
dove povertà semplicemente è e non vittoria e non sconfitta,
campanulato frutto dell’ombra nera del pino
nel verde azzurro nocciolo,
gelida pioggia niveo sentiero,
notte da terra in luce ramificata, polla
sussurrante turchese pianura sulla verde montagna,
verde montagna sulla turchese pianura.


193. paesaggio

Intenta da te a procedere sul poco,
incerta sul crinale a scendere a salire,
improvvisa frana e vertigine del tutto:
ma dove non si può che tacere?
Di nuovo grigia, muta,
e magri fili d’erba nelle mani dove l’acqua
raccoglie la terra nera della fredda pietra
grigia.


194. paesaggio

Tace il telaio dove l’uomo ti sgomitolava
per trama e per ordito.
La casa ha ancora un tetto di lastre nere e tegolini rossi
e piove sui due lati della montagna.
Un cane è sempre sulla porta
ma dentro c’è un silenzio che spaura.


195. paesaggio

Notte,
limpida notte alle sorgenti del Tevere.
Argentea il cielo ti specchia e la luna è un flusso di niveo candore
diffuso da montagna a montagna,
un profondo silenzio, una diafana pace per neri crinali,  resti d’incendi,
dirupi; valli sussurranti ruscelli e sentieri neppure nessuno.


196. paesaggio

Casa di pietra sul verde a mezza costa.
Pecore grigie pascolano sul prato.
La strada polverosa tace. Imbruna,
la voce triste del torrente riempie la valle.
La mia finestra a nord inverno dopo inverno,
il pino fradicio di gelo, di nebbia,  d’azzurra pioggia.
Seduto alla finestra sei lontananza cara.

La notte s’adagia nella valle.
La voce calma del torrente riempie la stanza.


197. paesaggio

Cresce ancora l’erba nell’ansa dove il fiume sembra interrogarsi,
ma poca, povera,  incerta a vivere, a morire.
Ceruleo verde su diafana montagna;
il cielo sussurra inquiete, rade,  dubbiose nubi;
stenta cresce la vite sul petroso greto.

Le barche scivolano lente; i cani tacciono quieti
e nell’ombra del pino immobili il nero luccio e l’argentea trota.


198. paesaggio

Che limpida notte!
Strade, nessuna; case nessuna, gente neppure lui, nessuno,
e torri solitarie,  mulini a vento, a pioggia.
E’ questa la pianura?
E’ così povera e sola la verde prateria sulla montagna?,
dove l’oro del sole al tramonto piove diafano, glauco,  cinereo sui campi
e lo sguardo inquieto ma grato e commosso di un cavallo bruca te

tenero verde, rugiadoso.


199. paesaggio

Chi niente vuole nulla stringe.
Al minimo rumore di lupo agnello ed anche cacciatore,
fffrrrrrrr
silenzio in fiore frullo gioioso di fagiano sulla radura,
era nessuno.
Ora un cimitero fiorisce ancora ma una fanciulla sola,
grigia lungo quel triste
MURO.
Fino qua sono arrivato sul mare.