la poesia

Parte quarta – Poesie ed altro

Raccolte dall’informatrice Giovannina Giovannini

Dimmi chi lo commesse il primo fallo

Dimmi chi lo commesse il primo fallo
dimmi chi insanguinò il primo coltello
dimmi chi cavalcò il primo cavallo
dimmi chi lo domò il primo vitello.
Adamo lo commesse il primo fallo
Caino insanguinò il primo coltello
San Giorgio cavalcò il primo cavallo
San Sidoro domò il primo vitello.
Formami una torre senza fondamenti
formami il pantano senza acqua
macina il formenton senza mulino
fammi venire il mondo tutto un piano.
Con una nube del cielo formo una torre
con le lacrime mie formo il pantano
quando mangio macino il formentone
quando dormo il mondo è tutto un piano.

I mesi

Gennaio mette ai monti la parrucca
Febbraio grandi e piccoli imbacucca
Marzo libera il sol di prigionia
April di bei color orna la via
Maggio vive fra nusiche di uccelli
Giugno la falce in pugno
Luglio trebbiatore quanta grazia del signore
Agosto fa che il grano sia riposto
Settembre i dolci grappoli arrubina
Ottobre di vendemmia empie le tina
Novembre ammucchia aride foglie in terra
Dicembre ammazza l’anno e lo sotterra.Folla mia folla

Folla mia folla

quello che ti dico non è vero ‘na parola
c’avevo una canina me faceva quindic’ova
quindici me li faceva e sedici ne rompeva
me ne rimase ‘na coppina
la misi sotto un’aratino
me nascé ‘n par de bovini e ‘n aratin ferrato
io presi i miei bovini ne le spalle
il mio aratino avanti
cammina cammina incontrai la vaccona
la figliola d’una vitellina
mi diede quattro coltellate con due la colsi
e con due ‘n la colsi
con quelle due che la colsi non gli feci niente
con quelle due che non la colsi
gli feci scappare i budelli da l’unghie dei piedi
ripresi i miei bovini ne le spalle
e il mi’ aratino avanti
cammina cammmina arrivai di là dal mare
incontrai uno dei miei compari e mi disse:
te la pensi bene e ‘nvece te va male
invece io capii oggi è festa e domani è natale
cammina cammina arrivai in fondo in fondo
dove non c’era un albero al mondo
saltai su per un pero
scendei giù per un melo
specciolai trecentosessantaquattro stai di nespole
poi ritornai a casa
‘l mi babbo ‘n era nato la mi mamma nasceva alora
la mi sorella prendeva marito e ‘l mi fratello
era sul tetto che spazzava le lastre.

Una mattina mi levai a festa

Una mattina mi levai a festa
presi la falce e mi misi a vangare
mi misi sotto l’ombra d’una quercia
che belle ciliege incominciai a mangiare
venne alora il padron di quelle pere
mi disse: lascia star le mie susine
mi diede una sassata in un calcagno
il sangue mi sortiva da un ginocchio
io corsi a casa a prender la fasciola
per medicare il male della gola
chi avesse visto un asino a murare
il cane gli porgeva la calcina
il gatto gli faceva da manovale
questa è l’usanza del tempo di prima
il muto recitava i paternostri
il sordo da lontano li sentiva
il monco andava raccogliendo pietre
il cieco le guardava e le sceglieva.

La Fulina de la Tosetta

La Fulina de la Tosetta
che aveva perso la su’ berretta
non gliela volevan ridare
se non gli dava un panetto
andede da l’arca che gli dasse il panetto
non glielo voleva da’ se non gli dava la farina
andede dal mugnaio che gli dasse la farina
non gliela voleva da’ se non gli dava il grano
andede dal campo che gli dasse il grano
non gliela voleva da’ se non gli dava il concio
andede dal bove che gli dasse il concio
non glielo voleva da’ se non gli dava il fieno
andede dal prato che gli dasse il fieno
non glielo voleva da’ se non gli dava la falce
andede dal fabbro che gli dasse la falce
non gliela voleva da’ se non gli dava la lonza
andede dal porco che gli dasse la lonza
non gliela voleva da’ se non gli dava la ghianda
andede dal cerro che gli dasse la ghianda
non gliela voleva da’ se non gli dava il vento
andede dal mare che gli dasse il vento

il mare gli dede il vento
il vento lo dede al cerro
il cerro gli diede la ghianda
la ghianda la dede al porco
il porco gli dede la lonza
la lonza la dede al fabbro
il fabbro gli dede la falce
la falce la dede al prato
il prato gli dede il fieno
il fieno lo dede al bove
il bove gli dede il concio
il concio lo dede al campo
il campo gli dede il grano
il grano lo dede al mugnaio
il mugnaio gli dede la farina
la farina la dede a l’arca
l’arca gli dede il panetto
e la ridedero a la Tosetta la berretta
piena di stronzi secchi.

La Briccica e il prete

Dise la Briccica: mi sento male
disse il prete: va a l’ospedale
disse la Briccica: non ci vo’ gi’
disse il prete: ti fo mori’
disse la Briccica: fuggirò
disse il prete: t’arriverò
disse la briccica: salto il muro
disse il prete: ti vedo il culo
disse la Briccica: che me ne importa
disse il prete: brutta porca.

Solin solin tramonta

Solin solin tramonta
che noi andremo a casa
troveremo la cena fatta
il bove ‘n è la vacca
la vacca non è il bove
tre ‘n fan’ nove
nove ‘n fan’ tre
il papa non è il re
il re non è il papa
la birignoccola ‘n è la lumaca
la lumaca ‘n è la birignoccola
il ballare non è la trottola
la trottola non è il ballare
il pan di miglio non è di grano
il pan di grano non è di miglio
la farfalla non è il coniglio
il coniglio non è la farfalla
e il letto non è la stalla
la stalla non è il letto
lo zucchero non è il confetto
il confetto non è lo zucchero
il ballare non è il distrutto
il distrutto non è la sella
ecco detta la mia novella.

Giovanni che batte le castagne

Giovanni che batte le castagne
le batte così forte
che fa tremar le porte
le porte son d’argento
che valgon cinquecento
centocinquanta la galina canta
canta il gallo canta la galina
s’affaccia la monachina alla finestra
con tre ghirlande in testa
passa tre fanti con tre cavalli bianchi
bianca è la sella bianca è la ….
bianco è il parasole
Gesù ci mandi il sole.

la cena della sposa

Dodici scatole di confetti
per menar la sposa a letto
undici botti di bon vino
per bagnare il suo becchino
dieci bovi perugini
nove porci mazzatoi
otto galli cantatori
sette anguille marinate
sei fringuellì
cinque sfoglie ben tirate
quantro aratrì
tre colombe inviolate
due tortorin
e un mezzi piccioncin.

Lunedì dei poco amati

Lunedì dei poco amati
martedì dei innamorati
mercoledì bucapanieri
il giovedì degl’amanti veri
il venerdì è dei stregoni
e il sabato è dei sposoni
la domenica va a danza
tutti i cogliombri ci van per usanza

la bumbabà

bevi bevi compagno se no ti ammazzerò
non mi ammazzar compagno che addesso beverò
bevilo tutto ‘l bicchier rimanga asciutto
e mentre beverai canteremo la bumbabà, la bumbabà
io l’ho bevuto tutto e non m’ha fatto male
sia ringraziato il cielo e il vino del boccale
l’acqua fa male e il vino fa cantare
e il sugo della testa mi fa girar la testa
chi ha il bicchiere in mano al suo compagno presta
bevi bevi compagno se no ti ammazzerò
non mi ammazzar compagno ……………
………………………………….

Giovanottino dalle scarpe nere

Giovanottino dalle scarpe nere
a casa mia che ci vieni a fare
per farti canzonar tutte le sere
Giovanottino dal corpetto rosso
quando mi vedi me allunghi il passo
l’abbassi il capo e lo fai il viso rosso
Se tu sapessi il bene che io ti voglio
da casa mia ‘n ci passeresti mai
quando ci passi ti rompessi il collo
salvo la compagnia se tu ce l’hai

vedo la luna vedo le stelle

vedo la luna vedo le stelle
vedo Caino che fa le frittelle
vedo la tavola apparecchiata
vedo Caino che fa la frittata
vedo il lupo incatenato
con trecento noci in mano
dammene una dammene due
dammene tre dammene quattro
dammene cinque dammene sei
dammene sette dammene otto
se non me le dai
tu cascassi in terra morto

Il cestello

Il cestello che è bello bello
me l’ha dato la mamma mia
non so dentro cosa ci sia
ma c’è tutta la roba mia
il vestito mi sta benino
la sottana mi fa campana
le scarpette mi sono strette
l’orologio fa din don dan
e batti e batti musica larillarillallero
e batti e batti musica larillarillallà

O di casa buona sera

O di casa buona sera che domani è epifania
e col nome di Maria vi veniamo a salutar
O via dateci qualche cosa a una povera vecchierella
c’ha una figlia tanto bella la vorrebbe maritar

Zurunzù

zurunzù la mi trombetta
zurunzù che me s’è rotta
zurunzù fall’assettare
zurunzù non ho i quattrini
zurunzù vendi il cavallo
zurunzù che l’ho venduto
zurunzù che c’hai cavato
c’ho cavato n’a scarpa nova
nella piazza di Milano
dove si balla dove si sona
dove si pesta l’erba bona
l’erba bona va al finocchio
la mia dama ha perso un occhio
un’occhio e un’occhiata
la mia dama è innamorata
innamorata di un cavaliere
cavalier che va per via
a cercar la vita mia
la vita mia è dolorosa
va a cercare la mia sposa
la mia sposa non s’arisca a dir di sì
china il capo e fa così

Quand’ero piccolino

Quand’ero piccolino nella culla
ero il trastullo di babbo e di mamma
ero il trastullo di babbo e di mamma
ora son del mio amore se mi piglia.
Quand’ero piccolino nelle fasce
mia madre mi diceva cresci cresci
mia madre mi diceva cresci cresci
ora che son cresciuto tu mi lasci.

Per l’anno novo

Per l’anno novo ogni triste galina fa l’ovo
per l’epifania tutte le feste le porta via
febbraio dal corto culo l’ha corto ma l’ha duro
marzo ogni bacarello va scalzo
aprile ogni goccia un barile
aprile ne ha trenta
e se piove trentuno non fa male a nessuno
maggio ortolano poca paglia e niente grano
se piove per santa croce il gran perde un cantone
giugno la falce in pugno
luglio quando il sol è nel leone
buono il vino col melone
agosto moglie mia non ti conosco
alla luna settembrina sette lune le s’inchina
ottobre bello bello prepara la legna per l’inverno
a novembre tutti quanti ricordiamo i morti e i santi
a dicembre la filastrocca di santabibbiana

filastrocca di santabibbiana

il due santabibbiana
il quattro santabarbara beata
il cinque san Nicolò che vien da Bari
il sette sant’Ambrogio da Milano
l’otto la concezione Santa Maria
il dieci la madonna di Loreto
e il tredici ne abbiam santa Lucia
il ventuno san Tommaso la chiesa canta
il venticinque abbiamo la pasqua santa

gennaio ingenera

gennaio ingenera
febbraio intenera
marzo imboccia
aprile sboccia
maggio frescone
ogni foglia un boccone

La donna, il frate, il servo e il marito

(donna)
Ora che s’è mangiato e s’è bevuto
andremo là nel letto a riposare
e zunzurunzum e zunzurunzum
el mi marito è andato a piglià l’acqua al mare
signor faccia che ‘n possi tornare
e zunzurunzum e zunzurunzum
(frate)
e se n’è andato con tanta pena e doglia
stanotte andrò a dormir con la su’ moglie
e zunzurunzum e zunzurunzum
(servo)
e tu che m’hai promesso tre fiorini
scappa dal sacco e dammi i miei quattrini
e zunzurunzum e zunzurunzum
(marito)
se non ti bastan tre te ne do quattro
tien forte il frate che io scappo dal sacco

Io son partito da le tre casette

Io son partito da le tre casette
l’ho camminati tre giorni e tre notti
io non ti voglio io non ti voglio
mi s’è passata la voglia e la volontà
Io son partito da Monte Argentale
per venirti a trovar capelli neri
io non ti voglio io non ti voglio
mi s’è passata la voglia e la volontà

Un frate due frati

Un frate due frati tre frati e quattro frati
accesero un paio di moccoli
per ritrovare un paio di zoccoli
girà di qua gira di là
ma i zoccoli ‘n l’han potuti ritrova’
non andare al bosco sola
per paura degli animali
c’è un certo animaletto
entra dentro e non fa mal
domani è festa
cinque frati sei frati sette otto frati
accesero un paio di moccoli ………..
…………………………………

La cicala e la formica

La cicala sulla pianta
tutta l’estate canta canta
e disprezza la formica
che lavora e s’affatica.
ma l’inverno presto viene
mor di fame chi cantò
e riposa e vive bene
chi l’estate lavorò.

il grillo

Son piccin cornuto e bruno
me ne sto tra l’erba e i fiori
sotto un giunco e sotto un pruno
la mia casa è da signor.
Non è d’oro né d’argento
ma rotonda e fonda l’è;
terra il tetto e il pavimento
ivi albergo come un re.
S’ogni fanciullo col suo fuscello
fuor mi trae dal mio manier
in un piccolo cestello
io divento il suo piacer.
Canto all’alba e canto a sera
in quell’atrio è il mio covil
monachello in veste nera
rodo l’erba e canto april.

Cip cip fa il passerotto sulla pianta

E cip cip fa il passerotto sulla pianta
tutto è sepolto dalla neve bianca
e cip cip fan tutti gli altri
qui la va male
non si trova più niente da mangiare
e cip cip fa il passerotto saggio
nelle avversità ci vuol coraggio
finirà l’inverno con tutti i suoi rigori
si ridiventerà tutti signori.

Vien l’autunno sospirando

Vien l’autunno sospirando
sospirando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
Qualche bacca porporina
nidi vuoti e rame spoglie
e tre gocciole di brina
e un pugnel di morte foglie.

O cari monti del mio paese

O cari monti del mio paese
valli ridenti pianure estese
Po serpeggiante vago Ticino
Adige e Arno Tevere divino
Metauro Tronto Volturno chiaro
i nomi vostri con gioia imparo
vorrei cantare tante canzoni
o dell’Italia dolci regioni.
Piemonte e Veneto e Lombardia
Liguria Emilia Toscana mia
le Marche e l’Umbria vorrei vedere
l’Abruzzo il Lazio e le costiere.
Dalla Campania tutto un giardino
ricca di frutti di grano e vino
Puglia Calabria e Basilicata
Sicilia bella terra incantata
Sardegna bruna di là dal mare
o vi potessi tutte ammirare
verdi paesetti città gentili
palazzi artistici bei campanili.
Quadri superbi e statue memorie
d’eroi famosi e d’antiche glorie
io vi saluto con tutto il cuore
e dell’Italia sento l’amore.

l’Italia

Dell’Europa le sedici contrade
l’Italia vien tenuta la più bella
ogni speculator si persuade
che fra le donne la più bella è quella.
Per le campagne, piazze e per le strade
si sente far gli onori solo a quella
dunque se bell’Italia vien chiamata
non trascorse in error chi l’ha nomata.