apicoltori e poeti

Salvatore Quasimodo

Sovente una riviera

Sovente una riviera
raggia d’astri solenni,
bugni di zolfo sul mio capo
dondolano.

Tempo d’api: e il miele
è nella mia gola
fresca di suono ancora.
Un corvo, di meriggio gira
su arenarie bige.

Arie dilette: cui quiete di sole
insegna morte, e notte
parole di sabbia,

di patria perduta.

Il tuo piede silenzioso

Ed ecco il mare e il fiore già sull’àgave
e il colore del fiume vivo lungo
antiche tombe fitte alla muraglia
come celle d’alveare e dentro specchi,
ridenti ancora, fanciulle dai cupi
capelli disciolti. Una era al tuo fianco
sulle rive joniche (splendeva un’ape
liscia di miele nel suo occhio), e lasciò
appena il chiaro d’un nome nell’ombra
degli ulivi. Nessuno che ti salva:
tu sai che appare un giorno uguale ad altri
sul tuo volto: un mutarsi della luce
rapido intorno al cerchio che ci chiude,
di là dal vuoto della luna, dove
varca l’Ade il tuo piede silenzioso.