apicoltori e poeti

Silvia Plath

La riunione delle api
(segnalata da Paolo Faccioli)

Chi sono questi che mi aspettano al ponte? I paesani-
Parroco, levatrice, sacrestano, agente apicoltore.
Vestita così sbracciata non ho nessuna protezione,
E loro tutti inguantati e coperti: perché non avvisarmi?
Sorridono, ostentano veli presi da antichi cappellini.

Io nuda come un pollo spennato: nessuno che se ne preoccupi?
Ah ecco, l’impiegata delle api col suo camice bianco,
Mi abbottona i polsini, lo spacco dal collo ai ginocchi.
Sono tutta una seta verdealga, le api non mi vedranno.
Non annuseranno la mia paura, paura, paura.

Qual è il parroco adesso, forse quell’uomo in nero?
E la levatrice è quella vestita di azzurro?
Ognuno scuote una nera testa quadra, cavalieri in celata,
Con pettorali di garza annodati alle ascelle.
Mutano voci e sorrisi. Passiamo in un campo di fave.

Strisce di stagnola ammiccano come persone,
Piumini agitano i manici in un mare di fiori di fava,
Lattei con occhi neri e foglie come cuori annoiati.
Sono grumi di sangue che i viticci tengono su a quel filo?
No, no: fiori purpurei, prima o poi commestibili.

Mi danno adesso un bel cappello di paglia di Firenze
E un velo nero che stampa la mia faccia: mi fanno
Una di loro, mi portano sulla radura, verso gli alveari.
E’ il biancospino che profuma da nauseare?
Il tronco isterilito eterizza i suoi figli.

Stanno operando qualcuno? I vicini
Stanno in attesa del chirurgo?
Questa apparizione in casco verde,
Dai guanti lucidi e vestito di bianco.
E’ il macellaio, il droghiere, il postino, lo conosco?

Non posso scappare, sto impalata e la ginestra mi punge
Con le sue gialle borse, il suo arsenale di spine.
Se mi mettessi a scappare, dovrei scappare per sempre.
Il bianco alveare, compatto come una vergine, occlude
La sua fecondità, il suo miele, brusisce quieto.

Fumo si spande e serpeggia nella radura.
La mente dell’alveare pensa che questa è la fine.
Ecco le api operaie sui loro isterici elastici:
Ma se sto ferma mi scambieranno per un arbusto,
Un innocuo fantoccio che il loro furore non tocca.

Senza far piega, un personaggio in una siepe.
Aprono i favi paesani, cercano la regina.
Si nasconde? Mangia miele? E’ astutissima.
E’ vecchia, vecchia,le resta appena un anno; e lo sa.
Mentre che nelle loro celle le nuove vergini

Sognano di un duello che di certo vinceranno,
C’è ancora uno strato di cera prima del volo nuziale,
Ascesa dell’assassina al cielo di cui è prediletta.
I paesani traslocano le vergini, non ci saranno uccisioni.
La vecchia regina non si mostra: è dunque così ingrata?

Io sono esausta, esausta-
Pilastro bianco in un buio di coltelli.
Sono la figlia dello stregone che non può tirarsi indietro.
Si slacciano le monture i paesani, si salutano.
Chi c’è in quella lunga cassa bianca a terra, cos’hanno
Combinato, perché sento freddo?
traduzione di Giovanni Giudici

La figlia dell’apicoltore
(segnalata da Paolo Faccioli)

Un giardino di smorfie. Purpuree, screziato di scarlatto, nere
Le grandi corolle si dilatano, si rispogliano della loro seta.
Il loro muschio usurpa, cerchio dopo cerchio,
Un pozzo di profumi quasi troppo densi per respirarvi.
Ieratico nel tuo camice, maestro delle api,
Tu incedi fra gli alveari dai molti petti,

Sotto il tuo piede è il mio cuore, sorella di una pietra.
Gole-trombe si schiudono ai becchi degli uccelli.
L’Albero Pioggiadoro spande giù le sue ciprie.
In questo boudoirs a strie di rosso e arancio
Scuotono le loro teste le antere, potenti come re
A generare dinastie. L’aria è ricca.
Ecco una reginanza che nessuna madre può sfidare-

Un frutto che è morte assaggiarlo: buia polpa, buie scorze.

In tane strette come un dito, api solitarie
Stanno di casa in mezzo all’erba. Inginocchiata
Fisso l’occhio su un foro e incontro un occhio
Tondo, verde, dolente come una lacrima.
Padre, sposo, in questo uovo di Pasqua
Sotto la ghirlanda di rose zuccherine

L’ape regina impalma l’inverno del tuo anno.
traduzione di Giovanni Giudici

L’arrivo della cassetta delle api
(segnalata da Paolo Faccioli)

L’ho ordinata io, questa linda cassetta di legno
squadrata come una sedia e quasi troppo
pesante da sollevare.

La direi la bara di un nano
o di un bambino quadrato
se non ci fosse dentro un tale chiasso.

La cassetta è chiusa a chiave, è pericolosa.
Devo tenerla con me per questa notte
e non riesco a starne lontana.
Non ci sono finestre, non posso vedere quel che c’è dentro.
Ha soltanto una piccola grata, nessuna uscita.

Metto l’occhio nella grata.
E’ buio, buio,
c’è come un brulichio di mani africane
minuscole, rimpicciolite per l’esportazione,
nero su nero, un arrampicarsi rabbioso.

Come posso lasciarle uscire?
E’ il rumore soprattutto ad atterrirmi,
le sillabe incomprensibili.
E’ come plebe romana,
piccole, se prese una ad una, ma tutte insieme, mio dio!

Tendo l’orecchio a un furioso latino.
Non sono un Cesare.
Ho solo ordinato una cassetta piena di pazze.
Si possono rimandare indietro.
Possono morire, basta che non dia loro da mangiare,
sono la padrona.

Chissà se hanno fame.
Chissà se si dimenticherebbero di me
se tirassi i chiavistelli e mi scostassi diventando un albero.
C’è il laburno, con i suoi biondi colonnati,
e le gonnelle del ciliegio.
Potrebbero ignorarmi all’istante
nel mio vestito lunare col velo funebre.
Non sono una fonte di miele,
perchè dunque prendersela con me?
Domani farò il Buon Dio e le libererò.

La cassetta è solo temporanea.
traduttore non conosciuto

Per fare un prato

Per fare un prato
Occorre un trifoglio e un’ape,
Un trifoglio e un’ape,
E ad occhi ben aperti – sognare.
Anche il sognare ad occhi aperti
Da solo potrebbe farlo,
Nel caso le api fossero poche.
traduzione di Gabriele Milli

Un sepalo, un petalo e una spina

Un sepalo, un petalo e una spina
In un comune albore d’estate –
Una fiaschetta di Rugiada – Un’Ape o due
Una Brezza – un frullio fra gli alberi
E Io sono una rosa.
traduzione di Gabriele Milli

Quando conto i semi

Quando conto i semi
Che sono sparsi sotto
Per fiorire così, domani –

Quando considero la gente
Che si trova così in basso
Per essere accolta così in alto –

Quando credo nel giardino
Che i mortali non vedono –
Colgo con fede i suoi fiori
E scanso le sue Api,
Posso privarmi di questa estate
Senza rimpianto.
traduzione di Gabriele Milli

Non l’ho ancora detto al mio giardino

Non l’ho ancora detto al mio giardino –
Di modo che non possa conquistarmi.
E non sono ancora abbastanza forte
Da rivelarlo all’Ape –

Non lo nominerò per strada
Poiché le botteghe mi fisserebbero stupite –
Che una così timida – così ignorante
Abbia l’audacia di morire.

Le colline non devono saperlo –
Dove tanto ho vagato –
E non posso dirlo ai boschi amati
Il giorno che me ne andrò –

Non lo mormorerò al tavolo –
Né sventata accennerò alla strada
Che da oggi stesso camminerò
Nel cuore stesso dell’enigma –
traduzione di Gabriele Milli

Vieni lentamente – Paradiso

Vieni lentamente – Paradiso!
Labbra a Te non familiari –
Ritrose – sorseggiano i tuoi Gelsomini –
Come l’ape spossata –

Raggiunse tardi il suo fiore,
Attorno alla sua camera ronzicchia –
Valuta il suo nettare –
Entra – e si perde nei Balsami.
traduzione di Gabriele Milli

È come la Luce

È come la Luce –
Una Delizia senza forma –
E’ come l’Ape –
Una senza tempo – Melodia –

E’ come i boschi –
Segreto – Come la Brezza –
Priva di frasi – eppure agita
Gli Alberi più superbi –

E’ come il Mattino –
Perfetto – quando è finito –
E gli Orologi Immortali –
Suonano – mezzogiorno!
traduzione di Gabriele Milli

Questo Gingillo fu preferito dall’Ape

Questo Gingillo fu preferito dall’Ape –
Dalle Farfalle ammirato
Ad una Celestiale – Disperata Distanza –
Fu giustificato dagli Uccelli –

Abbellì – il Pomeriggio – in Lui stesso
Fu Estate per un Gruppetto
Che dell’Universo solo sapevano –
Che era stato da Lui creato.
traduzione di Gabriele Milli

Questa Polvere tranquilla

Questa Polvere tranquilla fu Signori e Signore
E Giovani e Fanciulle –
E Sorriso e Abilità e Sospiro
Ed Abiti e Riccioli –

Questo luogo inerte una vivace Casa dell’Estate
Dove Fiori ed Api
Portarono a termine il loro Ciclo Orientale
E poi finirono, come questi –
traduzione di Gabriele Milli

Primavera viene al Mondo

Primavera viene al Mondo –
Guardo Aprile –
Privo di colori per me prima che tu arrivi
Come, prima dell’Ape
Non significanti i Fiori,
Condotti ai presupposti
Da un Ronzio.
traduzione di Gabriele Milli

Dove ogni uccello è libero di andare

Dove ogni uccello è libero di andare
E le api senza imbarazzo giocare
Lo straniero prima di bussare
Le lacrime deve allontanare
traduzione di Gabriele Milli