i poeti della Valtiberina
Francesco Dindelli (San Sepolcro)
Silenzio tragico
(Neuro Sala infermeria)
C’è qui dentro un silenzio sepolcrale
un silenzio d’immenso, d’infinito,
un silenzio di sempre imperituro,
un silenzio che annulla anche il ricordo.
Un silenzio ch’è fatto di sospiri,
un silenzio di chi soffre tacendo,
un silenzio raccolto nel dolore,
un silenzio che ferma il batticuore.
Un silenzio che mi toglie il respiro,
con gli occhi immoti fissi verso il cielo,
un silenzio che sento fermo in gola,
e la mente smarrita, persa e sola!
(Neuro Arezzo 26/8/1961)
Desolazione estiva
Mura alte, severe, grigiastre
e protette da altissimi cipressi,
un sole giallo, cocente implacabile
piomba a lungo rovente insopportabile
e uno squallore desolante ovunque
che più nulla mi allieta e piaga il cuore.
E volgo intorno a me mesto lo sguardo
scorgendo una miseria trista avara
raccolta nel vestire, nel linguaggio
nella sorte dell’uomo, nel servaggio
che schiavizza e addolora e muto impera
chi più attende con ansia e invano spera.
Tratti di tedio, di rassegnazione,
mista a pietà e a sdegno crudele,
d’impavida omertà, d’indifferenza,
di repressa, celata sofferenza,
ed una brama intensa alla ragione
che non appaga e appar disperazione.
Un luogo desolante spoglio e privo
d’ogni motivo ad allietare il cuore,
più attento io l’osservo più stupisco
mi provo di cambiarlo, non riesco
nulla mai nulla di esaltante io trovo
solo il soffrir d’ognuno, ch’io tesso provo
immenso e grande!
(Neuro Arezzo 1965)