i poeti della Valtiberina

Onelio Dalla Ragione (Pieve Santo Stefano)

da Suoni dall’alto Tevere

Nebbia

Muffa dell’aria:
incertezza
del mio cammino.

Rami nudi

Nudi ormai, tremanti
dal vento,
i rami si tendono
nel cielo grigio di novembre,
come mani invocanti.
Dalla panchina del viale,
coperto di foglie mute,
li guardo nel gioco delle nubi.
Sembrano del cuore mio
le braccia che t’imploravano
di restare,
quando te ne andasti
dopo avermi detto addio,
mia Gioventù.

da Il cielo non si tocca

Il buio

Com’è buio il buio
della notte, nera di nubi tempestose!…
Il buio della mia vita
è più:
non so se c’è, e com’è,
un mio domani …
Vorrei poter con Dio fare un passo:
ci fosse almeno quello
che sappia riparar
il bene oggi non fatto.

Al Salice piangente

Di fronte a Te,
o Salice,
che vivi nelle aiuole dei giardini
e piangi,
non so cosa pensar di me.

Attesa

Ecco,
ancora una sera
uguale alle altre.
Il sole si addormenta,
il gallo non canta più,
abbaiono cani,
luci accese,
stelle,
usignoli,
erbe nell’orto,
una zappa abbandonata,
un canto lontano,
Io.
Io sono là,
attendo,
aspetto,
nessuno arriva.

L’incantesimo

Dietro il muro
del cimitero,
c’è un fiume,
un albero
e un lume.
Anche là,
dove l’acqua da sempre corre
e per sempre la vita
si è fermata,
cerco l’anima mia,
smarrita
in questa
società
che l’ha stregata.